D.H. Lawrence 1912 - 2012

All’interno dell’albergo, al quarto piano, gli ospiti possono trovare una mostra dedicata a David Herbert Lawrence, organizzata nel 2012 dal Comitato Per Gargnano Storica, in occasione del centenario del soggiorno dello scrittore a Gargnano. Questa esposizione completa l’itinerario storico, culturale e paesaggistico che la famiglia Arosio ha costruito e conservato negli anni e che ora vuole condividere con i suoi ospiti. Attraverso i pannelli descrittivi e fotografici, è possibile ripercorrere la vita dello scrittore, celebre per aver scritto “L’amante di Lady Chatterley” e “Figli e amanti” , ed in particolare i momenti da lui trascorsi sul Lago di Garda.

D.H.Lawrence è nato nel 1885 a Eastwood in Inghilterra.  Ha soggiornato a Gargnano per sette mesi, dall’inverno del 1912 alla primavera del 1913, durante la fuga d’amore con Frieda Von Richtofen, figlia di un Barone tedesco e moglie di un docente universitario inglese. Non è stato un periodo facile per i due giovani innamorati. Vivevano, infatti, in una situazione precaria, in cui Lawrence cercava di guadagnare da vivere per entrambi, con i suoi scritti (stava stendendo il romanzo “Figli e amanti”, raccogliendo materiale per “Crepuscolo in Italia” e per “Poesie d’amore e altre”, e si stava occupando di alcuni lavori teatrali) sperando di non essere costretto a cercare un impiego come docente, professione che odiava. “Sogno ancora di dover insegnare, e questo è il peggior sogno che abbia mai fatto. Quanto l’ho detestato…”. Frieda invece viveva nella speranza di rivedere al più presto i suoi figli, che aveva scelto di abbandonare temporaneamente, per fuggire con il giovane David Herbert, in attesa della stipulazione del divorzio tra lei e suo marito Ernest Weekley.

Tuttavia non si sono fatti mancare i piaceri che il nostro “lago […], di un blu intenso,  purpureo e limpido come un gioiello”, ha loro offerto.
Mercoledì 18 Settembre 1912, David e Fieda lasciarono Villa Leonardi di Riva del Garda, per raggiungere Gargnano “che si sperde lungo il lago. E’ accessibile solamente per battello, a causa delle rocciose montagne alle spalle […]. La direttrice dell’albergo (l’Hotel Cervo) ci ha mandato da Pietro Di Paoli […] un vecchio italiano con i capelli grigi, di buone maniere […] e una moglie adorabile sui quarant’anni […]. Hanno da affittare, ammobiliato, l’appartamento di sotto di Villa Igea - sala da pranzo, cucina e due camere da letto, arredate, stanze grandi e belle […] un bel giardino con peschi e canne di bambù […]. Villa Igea è separata dal lago solo dalla strada e s’affaccia sull’acqua”.

La casa diventa per i due innamorati un rifugio da cui osservare il trascorrere quotidiano della vita del paese, i mutamenti della natura circostante con l’arrivo della Primavera, lo spettacolare paesaggio e le tradizioni locali.Tutte le impressioni di questo lungo curiosare, Herbert le trascrive in numerose lettere, spedite poi in Inghilterra a famigliari, amici, colleghi scrittori ed editori.Nel lungo epistolario, redatto in parte a Riva e S.Gaudenzio, ma il corpo maggiore a Villa, parla di noi, gente di Gargnano di tanti anni fa. Sono parole che raccontano come eravamo.

Le parole più belle e affascinanti egli le ha sicuramente riservate al paesaggio e alla natura in cui si è trovato immerso. “Siamo seduti in un oliveto sul lago ed è il tramonto di un giorno mirabile. Le cime delle montagne di fronte sono di un colore rosa. Nel crepuscolo sul lago[…] i pescatori remano stando in piedi. Uno sta ritirando la lenza e ci sono scintille d’argento. E’ così quieto. L’uva è stata vendemmiata e i vigneti sono tutti rossi o dorati. Ci sono piccoli ciclamini selvatici, rosa, su tutte le colline e mughetti delicati e profumati”. In questo modo, l’ospite inglese fotografa momenti e immagini del quotidiano, capaci di descrivere una realtà che ci accompagna tutt’oggi e che, all’epoca, per la sua unicità, ha saputo lenire le pene del giovane scrittore, a tal punto che “…la tensione della mia stessa vita sarebbe stata cento volte più forte, se non fosse stato per questo lago – il sole sorge e splende sul mio viso quando arriva sulla montagna proprio dall’altra parte del lago, ed alzo gli occhi e vedo una strada così graziosa e scintillante al di sopra di un lago bianco-latte, con montagne blu scuro e la neve azzurrina dietro […]. E le primule sono sbocciate. Ciò aiuta quando le cose diventano troppo difficili”.

Ma non tutto ciò che racconta è così gradevole per noi. Al suo amico Holdbrook scrive che siamo “un’audace moltitudine, senza un’anima o intelletto […]. La domenica tutti gli uomini si ubriacano […] ma sono gentili e terribilmente simpatici […] amo questa gente. Non hanno ancora imparato a non essere loro stessi […]. Che fannulloni, ma sono così simpatici che gli si perdona qualunque cosa”.  Dagli spettacoli teatrali a cui assistette (che avevano luogo nell’attuale Sala Castellani) ne ricavò un’impressione non troppo positiva: “… qui gli attori sono solo contadini, e interpretano farse: la regina è sempre la vecchia serva, nata per la parte; il re sempre il contadino , o il vecchio padre molto, molto allampanato, anch’egli nato per la parte”. E senza dilungarsi nei complimenti, ricorda anche la maestra Feltrelline (forse Feltrinelli) “che ci insegna italiano. E’ tutta da ridere […] ha 38 anni e un leggero strabismo…”, dalla quale ricevevano lezioni di francese e tedesco, oltre che italiano.

L’attenzione di Lawrence si sofferma anche sul lavoro quotidiano che “viene sospeso quando in tutte le chiese suona la campana del crepuscolo e comincia con la campana dell’alba – tutte le ore di luce”, anche nei momenti veramente freddi, che Lawrence non trascura: “Gli ultimi tre giorni di Gennaio sono chiamati i giorni de ‘La Merla’ e si dice che siano i tre giorni più freddi dell’anno. E così è stato. La loro Merla ha cantato una vera melodia questa volta”.

Da Villa di Gargnano a S.Gaudenzio. Poi da qui, sembra proseguano il loro viaggio, alla volta di nuovi lidi. Ed è proprio a S.Gaudenzio (presso Muslone) che Lawrence scrive la sua ultima lettera dal Garda, a Gertrude Cooper, per avvisare che “Sto giusto lasciando questo posto – domani andremo a Verona, da qui solo Dio sa dove. Forse potrei venire presto in Inghilterra…”.

“Non mi dispiacerà trasferirmi, per alcuni motivi, ma per altri sarò terribilmente addolorato” conclude riferendosi a Villa Igea, lo spioncino da cui i due giovani innamorati hanno scrutato la vita dei nostri nonni.

Oggi, questa casa non è più la stessa che li ha ospitati. Negli anni ’70, infatti, il suo interno è stato completamente rifatto ed è iniziata per lei tutta un’altra storia, in cui il passaggio di Lawrence è testimoniato da una targhetta rosa sulla facciata principale, accanto a quella finestra da cui scrutava il lago, con tanta meraviglia.“Questa è stata la mia prima casa, e una così grande! Dubito che potrò mai elevarmi nuovamente a tali altezze”.